Venerdì, di un qualsiasi giorno dei seguenti, non sento quel richiamo di luci e ombre, quel respiro sull'iride. Mi chiedi la ragione dell'andare per le stanze, dico che la situazione nazionale mi impensierisce, ma sei tu che non vedi oltre, oltre la parola atta a coprire i risvolti; lacerante e latente, altezzosa e irriverente. Segno, misura di un partire che non conosci, di un amare che non ti rispecchia e di un dolore che accomuna le mani. Passeranno i giorni, mi dico, forse anche le stagioni, e metterò un passo avanti all'altro, edificare sui sassi. Poi mi darai gli occhi e capirò che non c'è nulla che sono stato cieco ed indovino; i polpastrelli si scioglieranno nel sangue raffermo, acido d'intenzione. Alba del giorno dopo, game over.